FAMMELO AGGIUNGERE ALLA LISTA DI COSE DI CUI NON ME NE FREGA UN C...

Come avrete notato, ho cambiato lo sfondo. Devo confidarvi che a me l'immagine precedente non dispiaceva affatto. Era molto tendone da circo, è vero, ma mi trasmetteva allegria.
Ho deciso comunque di seguire i vostri consigli e spero che la lettura, soprattutto dai dispositivi mobili, causi ora un più lieve strabismo. Di Marotta ce n'è uno.
Mi sono in particolare aggrappata a un messaggio arrivatomi da quel territorio sempre sorridente, con gli occhi rossi e perennemente in fame chimica che è l'Olanda. No, non sto alludendo a nulla. Però, diciamoci la verità: probabilmente gli unici che non si sono accesi uno spinello ad Amsterdam sono quei due casi umani del film “Colpa delle Stelle”. Se non l'avete visto, non siate masochisti: muore chi non ti aspetti; chi rimane in vita è cieco. Io sinceramente non l'ho letto, ma mi sono arrivate voci che il libro sia meglio – nulla di nuovo.

Quando la mia amica designer ha menzionato Pinterest, ho creduto fosse un sinonimo di strozus, e che ci fossero la Cortellesi e Sandrone nascosti da qualche parte nella mia stanza. Sandrone probabilmente celato nel ventre di Gloria, il mio pupazzo di Madagascar – non possiedo cuccioli di foca, ahimè. Ho poi cominciato a piangere perché non esistono più programmi che sappiano far ridere come i vari Mai dire... Per fortuna, nel messaggio compariva anche un link con delle immagini. Non mentirò: non ho fatto lo sforzo di cercare di scoprire cosa sia Pinterest. Ho aperto tutte queste foto di macchie di liquido e ho pensato che non fossero male. Vi direi di andare a cercare Alberto Seveso su Google per dare un'occhiata ai suoi esperimenti con l'inchiostro nell'acqua, ma l'artista qui ha un sito scritto in un inglese che Conte definirebbe agghiacciande. Non so se abbia una versione italiana, ho cliccato il primo risultato e sono scappata. Andate direttamente su Google Immagini, facciamo così.

Ho aggiunto e aggiornato la sezione About, quindi se avete tempo, potete sbirciare. Mi piace pensare che ci siano già dei lettori nuovi che non mi conoscono e con i quali io possa quindi camuffare gli eventi più imbarazzati della mia vita, dietro storie commoventi.
In realtà le visualizzazioni che ricevo provengono tutte dal mio salone in fondo al corridoio, dove ho legato mia madre al divano con un iPad in mano e qualche risorsa di cibo su un cuscino.

Vi comunico inoltre che ho aperto un profilo Twitter.
La mia cattivissima prof di giornalismo in Australia
– che è stata una delle prime persone che ho cercato e iniziato a seguire, minacciava di bocciare chi non fosse iscritto. Ma poi si sa, degli italiani all'estero non è che freghi mai un granché a qualcuno. Nemmeno a noi connazionali. Okay, forse sto lontanamente alludendo alla vicenda di quel Paese in cui si combinano i matrimoni in giovane età, in cui i bambini vengono torturati, seviziati e impiccati, ma guai se gli tocchi i pirati.
Ma sto divagando. Anche qui in Italia molti docenti lo consigliano. Soprattutto per chi vuole intraprendere una carriera nel mondo del giornalismo e dei media. Leggetelo media e non midia, o abbandonate subito questo blog.
Sono la negazione personificata, e vista la mole dei miei usuali status su Facebook, cercate di immaginare anche solo lontanamente quanta ansia mi dia quel dannato conto alla rovescia lì in basso. Con gli hashtag poi, ho una fantasia rara. Ieri sera, per esempio, ho scritto #cibo. Giusto per mettere in chiaro fin dal primo tweet le mie priorità.

Beatrice Bellano è il mio nome, beabellano il nomignolo con la chiocciola davanti.
Livello terminologia tecnica: over 9000.


Un grazie speciale ad Alex.


B.

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