Ho
messo piede in casa alle 2:39, dopo un appassionante viaggio sulla notturna
direzione Baggio.
Le mie
amiche mi chiedono sempre se non mi spaventi l'idea di incontrare chissà chi
sul quel bus. Le verità sono due: piuttosto che spendere soldi per un taxi,
preferirei ordinare un materasso Eminflex; inoltre dovete sapere che la metà,
se non di più, dei passeggeri della M1 - Quartiere degli Olmi, sono impavidi
baggesi. La maggior parte di loro (o dovrei dire di noi?) non ha una faccia
raccomandabile, anzi, ma cosa volete che vi dica, parecchi li ho visti sul
Facebook di mio fratello, e la cosa che mi terrorizza davvero è solamente il
sopracciglio ad ali di gabbiano disegnato sulla faccia da schiaffi di Mirko o
Christian. Beh ragazzi, mio fratello si chiama Brenno, non è che può trovarsi
amici col nome noioso.
Io nel
mio quartiere selvaggio mi sento al sicuro.
Passata
la fermata di Bisceglie, ormai tutti stiamo quasi dormendo. Non importa quanto
tu non sia ubriaco: quando sali sulla notturna per Baggio, assumerai
inevitabilmente uno sguardo marcio, uno sguardo alla Mirko: è un segno
particolare e distintivo da citare sulla carta di identità.
E
adesso venite a Baggio se avete il coraggio.
Insomma,
io sono a mio agio, e cambio anche il mio nome in Jessica, o, quando sono
vestita bene, Chanel. Ieri probabilmente ero Caritas.
Ho
divagato come al solito, ma voglio dire un'ultima cosa: non potete capire l'ira
che mi ha assalito quando ho scoperto che mio fratello, sulla 58, ha assistito
a una rissa conclusasi con un vetro dell'autobus distrutto. E io solo Mirko il
gabbiano.
Dicevo:
ho messo piede in casa alle 2:39. Avevo gli stivaletti in mano, l'iPod nelle
orecchie: Fancy. Mi chiudo la porta alle spalle e percorro la prima
parte di corridoio. Butto un occhio in salone e il panico mi assale.
Nell'angolo in fondo proprio davanti alla finestra e dietro il televisore, c'è
una sagoma lunga. Un metro e ottanta, qualcosa in più.