5 mesi e mezzo di stage in un ufficio stampa e in una
redazione, a strettissimo contatto con colossi del mondo dell’informazione
(Mediaset col suo Tgcom24 in primis), mi hanno fatto capire che non ce n’è:
alla gente interessa leggere di cibo. Anzi, scusate: di food – è così che si
dice.
I Marò tornano in Italia? Ma vogliamo invece parlare del
nuovo ristorante che ha aperto in Porta Venezia? Tu ci sei già stato? Tornando
ai Marò, secondo me fanno un rinfresco al volo lì: mi sembra un post top per festeggiare.
Fidatevi: va così.
È tutto un giro di inviti e favori e recensioni che non
stanno né in cielo né in terra. Perché pensateci: la nuova food blogger di ‘sta
minchia viene invitata all’inaugurazione del nuovo locale dal concept
innovativo e bla bla bla; mangia a sbafo e si fa vedere in mezzo a giornalisti
veri, lascia biglietti da visita qua e là e anche per quella sera si è sentita
meno fallita: che cosa fa, poi, va a casa e scrive un articolo sincero su
quanto quella bettola fosse mediocre e per nulla speciale? No, apre il Mac che
si è comprata con i guadagni degli ultimi 1800 articoli e per colpa del quale è
rimasta a digiuno 28 settimane, e scrive che il format è vincente: è quello che
a Milano mancava, è il nuovo punto di ritrovo dei giovani alla moda.
Come lo so? Le ho viste, le blogger. Li ho scritti, gli
articoli.
Io non sono una blogger: io sono Red Goon, sono una che si
era rotta di scrivere status troppo lunghi su FB e si è decisa a spostarsi su
un’altra piattaforma.
Le blogger si presentano alle cene vestite come Blake Lively
al Festival di Cannes. Le vedi e pensi che cazzo, loro col blog hanno davvero sfondato:
ce l’hanno fatta. Poi ci parli un attimo e scopri che sono vicine ai 40 e sono
in affitto nelle peggiori zone di Milano. Ma io non posso dire nulla, perché ho
un blog anche io, e perché sono una stagista. A dar loro la merda in faccia ci
pensa chi uno spazio nel mondo dell’informazione ce l’ha davvero.
Ricordo ancora quella sera.
Entra questa donna vestita come
una rom della peggio specie. Non aveva un filo di trucco ed era l’unica senza
smalto semipermanente. Mi chiede per chi scrivo.
“Conosci qualche altro giornalista qui?”
“No”, ho ribattuto. “Ho visto un po’ di food blogger”.
“Dico giornalisti veri, i blogger non contano”.
Lei scrive sull’Espresso.
Il bello è che quando ci parli, con le blogger, ti dicono che a loro il tesserino da giornalista non interessa, perchè aggiungerebbe nulla alla loro carriera. Ok.
Bene, dopo questa introduzione, vi presento, in maniera molto incoerente, la mia nuova
sezione del blog.
Ho deciso di fare io quello che non fa nessuno: ho deciso di
raccontarvi davvero come sono i ristoranti in cui mangio, i locali in cui bevo
e i baracchini dove compro salamelle. Le mie saranno storie vere: non ci
saranno né concept né format, ma solo il cibo faceva cagare o i drink sono
belli carichi quindi fateci un salto.
Sono un’accanita frequentatrice di TripAdvisor: le mie
recensioni sono nell'1% delle più lette a Milano e in
Indonesia. Indonesia? Indonesia. Ma qui su Red Goon sarà diverso: sarò cattiva,
onesta, ironica – come sempre, del resto, no?
Ogni mese vi porto virtualmente con me in un locale che ho
frequentato, e ve lo faccio conoscere in ogni minimo dettaglio.
Sto diventando una food blogger? Shh! Io sarò una
giornalista, mai una blogger, sempre Red Goon.
Ovviamente ho una marea di posti in lista d’attesa pronti
per essere recensiti, ma se avete un locale che vi sta a cuore, e che vorreste
vedere smerdato o elogiato qui su Red Goon, non vi resta che invitarmici, o
scrivermi a redgoonblog@gmail.com.
Accetto, anzi voglio suggerimenti!
Non dimenticatevi di seguirmi su Instagram: red_goon
B.
PS: Vado molto fiera del nome che ho dato alla sezione - fatemi pure i complimenti in privato.