FAR SERATA: GLI STEP VERSO L'INVECCHIAMENTO DELL'ANIMA

Ho cambiato il font del blog e spero riusciate a visualizzarlo correttamente da qualsiasi dispositivo stiate usando, perché ne ho scelto uno particolarmente da ritardata e ci tengo che tutti possano notarlo. Del resto, questo blog deve essere il più possibile a mia immagine e somiglianza.

Ho 24 anni e mi sono accorta che sto invecchiando. Che bell’attacco di merda, eh? Sì. Ma non sto scherzando, sono tragicamente seria. Da un anno e mezzo ormai ho smesso di ascoltare (gran parte, non tutta) la mia musica da quindicenne e ho iniziato a cercare su YouTube gruppi poco noti che ascolto e canto da sola, perché nessuno dei miei amici ne conosce le canzoni. Sono andata da sola al concerto dei Biffy Clyro e mi sono divertita più di quando a diciannove anni andavo al Le Banque con le mie amiche. E così arriviamo al secondo punto della mia presa di coscienza dell’imminente invecchiamento dell’animo.

Biffy Clyro, Fabrique, 2 febbraio 2017


Negli ultimi due mesi sono andata a ballare due volte (c’è anche da dire che a gennaio e febbraio ci sono gli esami, quindi non è che proprio tutti i sabati sera io fossi nel mood di fare le 5). Comunque, dicevo che sono andata a ballare solo due volte e mi sono sembrate più che sufficienti. Sono andata a ballare due volte e in entrambe le occasioni ero con soli uomini e non avrei potuto chiedere di meglio.

Ma facciamo un passo indietro: durante i primi due anni di Triennale andavo in discoteca quasi ogni settimana – che fosse il giovedì, il venerdì o il sabato, ma sempre e solo rigorosamente con le mie amiche. Il terzo anno, poi, sono andata in Australia, e andavo a ballare ogni singola sera: sì, avete letto bene, festa nel flat o sul rooftop e poi si esce, altrimenti la sicurezza ci caccia. Poi la vita ha voluto punirmi facendomi rimpatriare, ma ho avuto lo stesso un anno scatenato perché avevo amici vari che dovevano rimorchiarsi a vicenda e io non potevo perdermi assolutamente i limoni segreti. Ed ecco che ho iniziato a invecchiare.


Coco Chanel Ball, Sydney, 26 maggio 2014


Quando ho dato l’ultimo esame della sessione invernale avrei tanto voluto festeggiare andando a dormire alle 21, eppure sono stata trascinata nel privé del The Club. 

Adesso: non so da quanto voi non andiate a ballare il sabato sera, ma fatemi una promessa. Non fatelo mai più. A meno che non decidiate di andare all’Alcatraz – perché all’Alcatraz ci si diverte sempre. Io invece ho avuto la brillante idea di andare in uno di quei locali che quando ero liceale io, avevano la fama di essere in. Cosa vuol dire? Vuol dire che gli uomini per entrare dovevano avere la camicia e le donne i tacchi. Quella sera i maschi avevano magliette bianche e le femmine stivaletti-carro armato con fibbie d’oro.

La prima deficiente in quella discoteca ero io, però: avevo le scarpe da ginnastica e a 24 anni mi sentivo estremamente fuori luogo. Ero circondata da diciottenni illegalmente fighe e altrettanto volgari. A guardarle in faccia potevano sembrare loro le universitarie, tanto erano truccate. E io ovviamente sembravo una ritardata – ma questa non è una novità. Non avrei mai rimorchiato nessuno in quel locale se loro erano le mie rivali: io sembravo una bambola dell’Unicef e loro le Bratz, cazzo.

Ma prima di provare a buttar giù una scaletta delle tappe del divertimento alle feste in base all’età, voglio dirvi una cosa, care top model di Trezzano sul Naviglio: è vero, noi eravamo molto ma molto meno fighe di voi. Ma almeno quando andavamo a ballare non ci facevamo i tipi con i risvoltini e le sopracciglia ad ali di gabbiano. Quindi portateci rispetto.

18 anni
L’unica cosa che vuoi fare è uscire. Vuoi conoscere gente più grande perché credi che loro sì che sanno divertirsi davvero. Vuoi bere anche l’acetone perché tanto sei ancora un pivello e ti bastano un paio di ore per riprenderti dall’hangover. Ordini invisibili al barista della discoteca e la maturità ti fa più paura degli ingredienti letali di quel drink a base di benzina e urina di buttafuori.

19-21 anni
Ormai hai una laurea in feste. Hai iniziato l’università e non devi più aspettare il weekend per far baldoria. Puoi saltare le lezioni e far serata anche il mercoledì. Perché sì. Perché al primo anno, sei ancora al primo anno. Al secondo anno, hai iniziato a conoscere i posti migliori. Al terzo anno ormai hai capito che andrai fuori corso e allora dov’è la serata top il martedì? Con i drink inizi a regolarti, hai abbandonato i beveroni da vomito con Red Bull e scroto di topo tritato e inizi a orientarti verso dei grandi classici. Il gin tonic, per esempio. Ma non hai ancora capito che quello che bevi in discoteca è sempre (come sopra) benzina e urina di buttafuori. La tua più grande preoccupazione è che tutto il tuo gruppo di amici sia ubriaco al punto giusto, perché un bicchiere in più è come un paio di Nike: non è che senza quello tu non ti diverta, ma aiuta. Così come saresti in grado di correre anche senza le Nike, ma anche loro aiutano. Voi ci andreste al parco a piedi nudi? Meglio non rischiare.

22 anni
La mia mentore Britney Spears direbbe “You’re not a girl, not yet a woman”.  Le persone con cui esci sono sempre di più, mischi i compagni del liceo con quelli dell’uni e la gente inizia a starti sul cazzo. E questo è un punto di non ritorno. Cominci a odiare le persone, ed è quando capisci che non bisogna per forza bere per divertirsi. Stai maturando, finalmente. Bisogna bere per sopportare gli altri.

23-24 anni
Ormai hai il tuo cocktail preferito. Sai come si fa e lo vuoi fatto bene. E in discoteca lo fanno proprio di merda. Ordini un gin tonic e ti cadono gli incisivi superiori. Eppure la settimana prima lo avevi ordinato in quel bar carino, lo avevi pagato anche solo 8 euro e non 10 e non ti aveva corroso l’esofago. Forse non reggo più bene l’alcol? Non pensarlo mai. La verità è che stai piano piano scoprendo che in discoteca servono benzina e urina di buttafuori. Ti piace comunque parecchio uscire con gli amici e ubriacarti, ma perché non farlo in un pub dove perlomeno non mettono suoni a caso ma canzoni vere? Stai invecchiando, amico, eccome se lo stai facendo. Limoni un po’ tutti perché sai che comunque non hai più vent’anni e prima o poi speri che la Vita ti mandi una relazione seria, quindi meglio divertirsi un po’ nel mentre.

25 anni
È ufficialmente crisi. Un quarto di secolo: porca troia, raga, sono vergognosamente vecchia. Cioè, posso ancora uscire e divertirmi, ma chi rimorchio? I diciassettenni? Cominci a prendere sempre e solo lo stesso drink, perché non hai più nemmeno il coraggio di osare. Cominci ad appassionarti ai liquori, e sbagli i nomi dei tuoi amici: sei diventata tua nonna. No, scherzo, non siamo ancora a questo punto ma poco ci manca. In passato pensavi che a 25 anni avresti avuto una storia meravigliosa con qualcuno follemente innamorato di te, invece sei solo come un cane e quindi cominci a rimandare le aspettative ai 30. Hai più gruppi su WhatsApp che amici veri e, nonostante tu sia consapevole della ghigliottina della vecchiaia che pende sulla tua testa, speri ancora che qualche tuo amico tiri fuori una serata divertente dal cilindro. Nessuno lo fa, così ti lanci tu. Proponi una serata ignorante (è da tanto che non ne fate una insieme!) ma uno ha appena comprato la macchina e non ha soldi, l’altro ha un appuntamento per visionare una casa da affittare con la sua fidanzata e poi arriva lo stronzo che propone la cena in casa con pizza del kebabbaro ed ecco che tutti si liberano. I tuoi amici sono invecchiati prima di te, hanno un fidanzato e tu cominci a capire che morirai sola. Così cerchi qualcuno con cui morire sola in compagnia. Vi sembra questo un ossimoro? No, ragazzi, è uno stile di vita, è il mio: morire da soli, ma con qualcuno solo come te accanto. Non necessariamente 1+1 fa sempre 2, magari fa 1 e 1. A 25 anni tutti intorno a te iniziano a fantasticare sul futuro e a invitarti a cene dove hanno preparato merde poco caloriche fatte in casa, ma tu sei sì vecchio, ma non così tanto e l’hummus non lo mangi nemmeno se te lo cucina Cracco. Tu sull’hummus ci caghi. Per convincerti che sei ancora giovane apri Facebook: non ci sono più foto di cocktail ma mazzi di chiavi dei tuoi compagni delle elementari che sono andati a convivere. Chiudi i social e ti rannicchi ai piedi del letto: sono loro che hanno accelerato i tempi o tu che sei spaventosamente in ritardo? Nel dubbio sei solo, e quella è una certezza, una conferma. Provi a proporre una serata ai tuoi amici per riprenderti ma ti infili nuovamente nel circolo vizioso di cui sopra. Ah, dimenticavo: l’hangover inizia a durare una giornata intera.

Sugli anni a venire, vi saprò dire in futuro. Non ho ancora compiuto 25 anni ma so già come andrà, ho preferito prepararmi psicologicamente.

Io ho scoperto che sui Navigli fanno il drink più buono del mondo: Disaronno e Passito. E confermo la mia età, vicino al pensionamento dai locali. Ma vi prometto una cosa: io non diventerò mai così vecchia da ordinare un analcolico alla frutta “perché stasera ho solo sete”.

B.


PS: Andare a ballare con soli maschi è stato meraviglioso. Mi sono divertita da matti. Soprattutto perché quella sera all’Alcatraz, quella con le tette più grosse del gruppo ero io.

Zarro Night, Alcatraz, 28 gennaio 2017

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